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Dal 19 maggio 1864, giorno della sua "esecuzione civile", da quell'ultimo addio a San Pietroburgo, Nikolaj Gavriloviã Cernysevskij è divenuto volta a volta simbolo e vessillo, eroe ed esempio da seguire per le nuove generazioni russe. Il suo continuo appello ai fatti, la sua ostinazione a perseguire, sulla scorta di dati statistici, fini raggiungibili, immediati, piuttosto che utopie irrealizzabili si sono rivelati più efficaci e trascinanti che non i voli idealistici degli intellettuali della generazione precedente. Così Cernysevskij è divenuto oggetto di venerazione, studi, disamine e, ridotto a luogo comune e a costante di riferimento, non ha cessato di inquietare le coscienze russe. Perché tanto accanimento contro Cernysevskij? Fu davvero responsabile dell'ondata rivoluzionaria di quei primi anni '60 dell'Ottocento? Come ha realmente agito? E perché? Questo testo racconta la sua odissea umana e politica e chiarisce il significato della sua partecipazione al dibattito pubblicistico provocato dalla decisione dello zar Alessandro II di liberare i contadini dei signori.